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I musei etnografici e quelli con collezioni non occidentali, più di altri, sono chiamati a riconoscere il ruolo che possono svolgere nel contrastare l’esclusione sociale per mezzo della cultura. Il potenziale di cambiamento sociale dei musei risiede nel contributo che possono dare tanto al riconoscimento quanto alla decostruzione riflessiva dell’identità culturale di individui e gruppi. Ne parla il libro “Patrimoni in migrazione”, curato da Anna Maria Pecci, di cui Fizz propone un estratto.
Quando si parla di "mobilità" nel settore culturale, ci si riferisce solitamente ad artisti ed opere; nell'"età dell'accesso" risulta però altrettanto interessante analizzare la mobilità del pubblico, cercando di capire quali sono le strade già battute e le frontiere per il futuro. Le soluzioni per la mobilità del pubblico, in particolare per lo spettacolo dal vivo, costituiscono infatti un tema ancora da approfondire.
Venerdì 6 marzo 2009, Rivoli, palcoscenico del teatro, ore 23.30: dopo la rappresentazione di Fabbrica, Ascanio Celestini, maglietta, jeans e un avvitatore in mano, è impegnato nello smontaggio delle scenografie dello spettacolo. Un po' stupita nel vedere un attore-regista-drammaturgo-organizzatore alle prese con i lavori di falegnameria spicciola da attrezzista, mi avvicino e mi complimento con lui per lo spettacolo, sempre mentre Ascanio continua a lavorare con il suo avvitatore.
L'implementazione di servizi bibliotecari non può prescindere dall'analisi della fisionomia e dei bisogni della comunità destinataria: una "comunità", nella maggior parte dei casi, strutturalmente modificata dai flussi migratori e in costante cambiamento, che impone alle biblioteche, per offrire servizi davvero rilevanti per i nuovi cittadini, di confrontarsi con elementi finora ritenuti estranei, quali l'appartenenza etnico-religiosa, le abitudini culturali e i comportamenti sociali diversi, la capac
Collective Conversations è il nome di un progetto di audience development del Manchester Museum (www.museum.manchester.ac.uk), attivo dal 2004, che consiste nel "filmare gli incontri di alcune persone con oggetti appartenenti alle collezioni del Museo".
Spesso si associa l'idea di vecchio alla parola museo, indipendentemente dalla natura delle collezioni stesse. Anche di una persona anziana a volte capita di dire, come battuta "che è un pezzo da museo". E allora è strano quando invece ci si accorge che al museo ci vanno più bambini che anziani e che spesso la realtà museale non progetta e non pensa al proprio pubblico in termini di anziani: l'associazione di pensiero anziani-museo la stabilisce chi sta fuori e non chi lavora dentro ad un museo.
Estratto del libro "Esperienza e conoscenza del museo. Indagine sui visitatori della Galleria nazionale d'arte Moderna e contemporanea" curato da M.M. Ligozzi e S. Mastrandrea (Electa, 2008).
Il testo introduce ai temi dell'esperienza museale e delle indagini sul pubblico.
Prefazione al volume di Maria Vittoria Marini Clarelli.
"Bisogna che i monumenti cantino. E' necessario che essi generino un vocabolario, creino una relazione, contribuiscano a creare una società civile", diceva Paul Valéry che è anche l'autore della bella epigrafe sulla facciata del Musée de l'Homme a Parigi. I monumenti, in realtà, spesso stanno zitti e nascosti. Prendiamo il museo.
Può una persona priva della vista apprezzare le cosiddette arti visive? Di primo acchito la risposta sembrerebbe essere negativa, immediatamente suggerita dall'improbabile binomio arte visiva e cecità. Al contrario, possiamo dire senza dubbio alcuno che le persone non vedenti possono godere delle arti visive, purché vengano soddisfatte alcune condizioni.
Oggetto del bel libro di Remo Bassetti è la strategia di marketing che classifica gli individui in gruppi omogenei (target) e, studiati i gusti e gli interessi di ciascun gruppo, propone prodotti e servizi che ne soddisfino le esigenze.