Il "mistero buffo" del pricing teatrale
La determinazione del prezzo del biglietto per gli spettacoli dal vivo ha da sempre rappresentato una sfida, una sorta di "mistero buffo" per gli addetti ai lavori e per chi si occupa di marketing delle performing arts. Spiegare perché in Italia gli spettacoli dal vivo registrano la presenza di migliaia di spettatori se l'evento è gratuito e poche decine di spettatori per lo stesso spettacolo se si paga un pur basso biglietto è davvero complicato e richiederebbe l'intervento di sociologi, psicologi, esperti e soubrette.
Questo articolo ha l'obiettivo di fornire una panoramica dei fattori che influenzano il pricing nei teatri e, in tal modo, aiutare chi deve affrontare il dilemma/mistero buffo della determinazione del prezzo del biglietto.
Di solito ogni discussione che riguarda il prezzo di un prodotto/servizio inizia con la constatazione che il prezzo dipende dal valore che il cliente assegna a quel determinato prodotto/servizio. Questo valore soggettivo è l'elemento principale che contribuisce a complicare la questione del pricing nei teatri.
Si indica spesso la qualità per dare una spiegazione del perché uno spettatore decida di assistere ad uno spettacolo. Molte ricerche sul pubblico delle performing arts sottolineano come la qualità/reputazione dell'artista siano tra i motivi principali nella scelta di uno spettacolo.
Da ciò deriva che il prezzo deve in qualche modo riflettere una differenza nel livello di qualità (reale o percepito) del prodotto, così come vari livelli di prezzo associati ad una tipologia di prodotto dovrebbero riflettere una diversa qualità.
Negli spettacoli dal vivo questo è particolarmente opinabile, dal momento che lo stesso spettatore può percepire come soddisfacente uno spettacolo di teatro d'avanguardia che costa € 5 e percepire come tremendo il musical di turno che costa solamente € 60 (sempre che decida di andare a vedere un simile spettacolo, magari con biglietto omaggio).