Arte contemporanea, allestimenti e cura del pubblico

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Tipologia: 
Articolo
Data pubblicazione: 
Gennaio 2008
Antonio Lampis

L'interesse per l'arte contemporanea non è mai stato così vivo e in molta parte del cosiddetto mondo occidentale il pubblico che si mostra interessato all'arte di oggi appare, anche a prima vista, diverso da quello ristretto ed omogeneo di pochi anni fa. Musei, organizzatori di mostre, galleristi e gli stessi artisti si sono confrontati con un cambiamento di cui forse ancora non si percepisce tutta la portata, ma che certamente ha fatto rapidamente dimenticare i tempi in cui tutto girava attorno al "popolo dei vernissage" e aspiranti tali 1. Nei tempi in cui anche un'automobile sente il bisogno di autodefinirsi un "opera d'arte contemporanea", dell'intensificarsi delle proposte d'arte pubblica relazionale, pare opportuna una nuova riflessione da parte degli operatori e non si tratta solo di un esercizio accademico quello di chiedersi se il modo di relazionarsi al pubblico necessiti di un processo d'adattamento ad una società in continuo e sempre più rapido cambiamento.
 
Mentre cresce il numero degli interessati all'arte contemporanea, emerge con evidenza il nuovo desiderio del pubblico, espresso o spesso inespresso: capire, imparare. Lo strumentario di molti luoghi deputati e di molti operatori del settore è desolatamente rimasto lo stesso, ancora troppo spesso impermeabile al cambiamento. Gran parte dei curatori e degli altri operatori professionali fondano la loro formazione sulla museologia ed è da lì che hanno mutuato metodologie e abitudini ormai desuete, aggiungendovi la tendenza a rivolgere la propria attenzione, non tanto al consumatore finale del proprio lavoro, ma ai colleghi e ad altri operatori specializzati, anche a causa delle scarsissime occasioni di dibattito scientifico.
 
1. Tra le ultime analisi cfr.: C. Duranti, P. L. Sacco, L. Zarri, Definire il profilo del consumatore di cultura in "Italia, in economia della cultura", 2007,3,351 s.
 
 

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