I musei e la popolazione straniera. Uno sguardo su Torino
Tra i parametri generalmente utilizzati per la segmentazione del pubblico dei musei, brilla per la sua assenza la provenienza geografica dei soggetti, dato che, in una realtà sfaccettata e in continua evoluzione come quella torinese, non sembra più poter essere trascurato quando si considerino le caratteristiche socio - anagrafiche che influenzano i consumi, anche culturali, della popolazione. Nella Torino che non sta mai ferma si muovono ogni giorno, accanto a oltre 834.000 italiani di varia provenienza, circa 77.600 migranti nati in Romania, Marocco, Perù, Albania, Cina, Egitto, Filippine, Nigeria e in moltissimi altri posti. Inoltre, non va trascurato il fatto che una fetta consistente della popolazione straniera risiede in Italia, o a Torino, ormai da molti anni (i grandi flussi migratori provenienti dall'Africa e dai Balcani risalgono in particolare agli anni Novanta), così come, d'altra parte, non può essere sottovalutata la continua evoluzione del tessuto sociale torinese, che in un paio d'anni ha visto letteralmente "esplodere", dal punto di vista numerico, la comunità rumena, ma che vede anche consolidarsi e organizzarsi sempre meglio altri gruppi nazionali "storici".
Sembra quindi che sia arrivato il momento di interrogarsi sul ruolo degli stranieri come "consumatori", non più soltanto di beni di prima necessità e di servizi ma anche di cultura, e chiedersi se le pratiche culturali possano essere influenzate dalla provenienza geografica dei soggetti, con tutto ciò che essa comporta in termini di background (abitudini e pratiche culturali nel Paese d'origine, formazione professionale...), di condizione attuale (emergenza o avvenuto inserimento nel tessuto sociale, "integrazione"...) e di sguardo al futuro (progetto migratorio, aspettative, speranze...).
Gli interrogativi sul rapporto (o non - rapporto?) tra "stranieri" e musei sarebbero molti e molto ampi; tentando di riassumere, le questioni principali sono:
- quali caratteristiche ha la domanda museale della popolazione migrante?
- come viene percepita l'offerta culturale della città?
- quali fattori allontanano gli stranieri dai musei?
- quali canali di comunicazione sono più efficaci per raggiungere le comunità straniere?
- c'è differenza, nei rapporti con la cultura, tra "prime" e "seconde generazioni"?
- per quanto riguarda le pratiche culturali, gli "stranieri" sono una categoria monodimensionale o esistono delle differenze, per esempio tra le comunità nazionali?
Un'indagine svolta nel 2005 su un campione della popolazione di origine straniera residente a Torino ha permesso di ipotizzare alcune risposte a queste domande. Le persone intervistate provengono dalle zone geografiche maggiormente rappresentate tra la popolazione straniera residente a Torino (Romania, Marocco, Perù, Albania, Cina, Africa subsahariana) e sono inserite in modo stabile nel tessuto lavorativo e sociale della città, per cui hanno superato la fase iniziale di "emergenza"; il campione è stato selezionato in modo da essere rappresentativo anche della composizione per età di ogni gruppo nazionale, e la ricerca si è svolta attraverso una fase di analisi qualitativa e una di analisi quantitativa.