L'Istituto di Musica Antica di Pamparato: Strategie di riposizionamento

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Tipologia: 
Articolo
Data pubblicazione: 
Maggio 2004
Nicola Facciotto

Pamparato, piccolo comune di circa quattrocento abitanti situato nella parte meridionale della provincia di Cuneo, deve una certa fama, in Italia e all’estero, ai biscotti di farina di mais e alle attività dedicate alla musica antica.
Quella dei biscotti di Pamparato è la storia quieta di un continuo e crescente successo.
Non altrettanto lineare, e sicuramente più travagliata, è la storia del “Festival dei Saraceni” e dei Corsi Estivi di Musica Antica: all’interno del presente articolo si tracceranno i contorni delle strategie di riposizionamento messe in campo fra il 2002 e il 2003 e volte a superare il momento di stagnazione verificatosi intorno alla metà degli anni Novanta.
Le attività musicali pamparatesi sono promosse dall’Istituto Comunale di Musica Antica “Stanislao Cordero di Pamparato”. L’Istituto nacque nel 1968, diede vita in quell’anno ad una rassegna di musica antica e, a partire dall’anno successivo, ad un corso estivo dedicato al medesimo repertorio, rivolto a musicisti che intendessero avvicinarsi alla musica pre-romantica o perfezionarsi in quest’ambito musicale.
La storia dell’Istituto, fino agli anni 1980-85 è fatta di incoraggianti successi e progressivi ampliamenti dei campi d’indagine. In un panorama musicale italiano che fino all’inizio degli anni Settanta aveva sostanzialmente ignorato tutto il repertorio genericamente definibile come “antico” e “barocco”, sia a livello di didattica che di esecuzione, Pamparato rappresentava un’occasione unica per accostarsi ad un ambito musicale quasi totalmente inesplorato.
Mark Lindley, clavicembalista e musicologo, intitolava un suo articolo del 1977 su Early Music, forse la più importante rivista al mondo dedicata alla musica antica: “Pioneering in Pamparato”. Il titolo dell’articolo rivela ciò che fin da subito caratterizzò le attività pamparatesi: l’attenzione dei promotori dell’iniziativa, degli artisti e degli studiosi che ruotavano intorno all’Istituto, fu rivolta non tanto, genericamente, al repertorio musicale antico e barocco, quanto, più specificamente (e davvero “pionieristicamente”), ai problemi di prassi esecutiva connessi alla frequentazione della musica pre-romantica.
 

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