"Il Pubblico del Teatro in Italia". Tensione tra sapere ed ignoranza

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Tipologia: 
Articolo
Data pubblicazione: 
Settembre 2004
Fabiana Sciarelli

"Arte o Economia?" Questo interrogativo, oramai da diversi anni, riempie le pagine della letteratura italiana e straniera riguardante la gestione dell'impresa artistico culturale.
L'atavica diffidenza degli artisti verso gli economisti, da questi ultimi ricambiata, non ha portato grandi risultati per il teatro.
Nel tempo, fortunatamente, in alcuni il pensiero si è evoluto, riuscendo a comprendere che non è necessario abbinare l'arte all'economia, né tantomeno subordinare la prima alla seconda, ma è sufficiente assecondare i principi economici che sono alla base dell'impresa culturale. Ciò a dire che partendo dal presupposto che il prodotto artistico è misterioso, unico, intoccabile e sacro, si può aiutare lo sviluppo della produzione artistica con dei semplici principi gestionali creati ad hoc per ogni impresa culturale.
Karl Popper diceva: "La conoscenza non comincia con percezioni, osservazioni o con una raccolta di dati, ma inizia con problemi. Ciò significa che essa comincia con la tensione fra sapere ed ignoranza".
Su questi due principi fondamentali, ossia sull'idea che lo spettacolo teatrale è un vincolo gestionale e non una leva, quindi uno strumento, del marketing mix, e sull'individuazione dell'approccio scientifico come ausilio per la risoluzione di problemi, si fonda la ricerca "Il pubblico del Teatro in Italia" realizzata dalla Fondazione Rosselli per il Ministero dei Beni e delle Attività Culturali.
Consapevole che tutte le asserzioni che può fare un ricercatore devono essere supportate da dati, perché quelle non fondate sulle analisi scientifiche restano opinioni, più o meno corrette, ma sempre assolutamente soggettive, il modus operandi di questo lavoro è stato fondato sull'emersione naturale, ma scientifica, della verità.
 

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