Close(d) to Meet You: cinque modi per trasformare in risorsa il disagio del cantiere museale
“Absence makes the heart grow fonder”. Così recita il proverbio inglese, ripreso nell’ "Otello" ma già apparso in una poesia, di autore anonimo, raccolta nella “Poetical Rhapsody” di Francis Davidson nel lontano 1602.
Può anche darsi che l’assenza, la lontananza, possano rinsaldare e rafforzare sentimenti e legami. Ma il risultato non è garantito, specie se la comunicazione si interrompe e il ‘distacco’ dura per un lungo periodo. Ciò vale nel rapporto fra persone; ma anche in quello fra il pubblico di un museo e la sua collezione.
Il problema si pone in particolare nel caso di importanti e lunghi lavori di riqualificazione, rinnovamento o potenziamento di un museo, quali quelli che interesseranno - nel prossimo futuro - il Museo Egizio di Torino. Di qui l’idea del direttore dei Beni Culturali della Regione Piemonte, Alberto Vanelli: perchè non individuare tutte le possibili soluzioni adottabili durante il cantiere museale, capaci di trasformare l’inevitabile disagio provocato dal cantiere stesso in risorsa e approfondire poi le linee-guida che ne hanno informato le strategie di comunicazione nel corso della loro applicazione in casi di best practice? E' stato così attivato il progetto di ricerca “Close(d) to Meet You” (“chiuso per incontrarti”, ma anche “prossimo a incontrarti”), realizzato dall’Ires-Piemonte grazie al finanziamento di Regione Piemonte e Fondazione CRT e che ha visto la collaborazione di diversi musei internazionali e di molti Istituti Italiani di Cultura all’Estero. Parte di un programma di ricerca più ampio e ancora in corso, sollecitato dal Ministro Urbani e coordinato dal direttore dell’Ires-Piemonte Marcello La Rosa, che tocca anche aspetti di natura organizzativa e gestionale (analizzati da Luca Dal Pozzolo, Luca Zan e Alessandro Bollo).