Mostre in 'crisi di comunicazione'

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Tipologia: 
Articolo
Data pubblicazione: 
Settembre 2001
Glenda Cinquegrana

Il Centro de Cultura Contemporanya (CCCB) è un centro culturale multidisciplinare riservato alla cultura cittadina in senso lato.
Nato nel cuore del Raval nel 1994 come uno dei fuochi del risanamento urbano dal restauro del complesso medievale della Casa de la Caritat di Andrea Viaplana, con uno splendido mirador sulle cui pareti di vetro si rispecchia il profilo moderno della metropoli catalana, il CCCB è definito in castigliano "ciudad de las ciudades". Esso propone provocatoriamente una nuova concezione di cultura "attraverso la città" che si esprime nell'offerta al pubblico di una rete fittissima di eventi multiculturali, esposizioni temporanee, installazioni e manifestazioni incentrate sulla riflessione multidisciplinare sul rapporto uomo-città. Alla città come asse
tematico, il Centro affianca, l'attenzione al ventaglio delle espressioni culturali contemporanee che dalla vita urbana traggono vita: esso ospita spesso concerti, festivals di danza e di musica, di cinema e di teatro.

La scelta di questa rinomata sede espositiva barcellonese come laboratorio di studio e osservazione del pubblico non è stata casuale: dall'apertura nel 1994 ad oggi la vita culturale del CCCB è stata accompagnata da un consenso notevolissimo. Il Centro, tramite la brillante politica espositiva - che si avvale della presentazione di opere selezionate dai più importanti musei europei come dell'impiego di stimolanti modalità espositive basate sugli audiovisivi - e l'ospitalità offerta a manifestazioni culturali di rilevante interesse locale, ha saputo crearsi un fetta di pubblico fedele, che è per il 60% proveniente dalla città di Barcellona: in questo
modo è riuscito a ottenere il primato delle istituzioni culturali cittadine, ricavandosi anche un posto non secondario nell'offerta culturale della città di catalana, che si fregia di istituti prestigiosi come il Museo Picasso e Museo Mirò.

A questo ha fatto seguito un'affermazione al livello internazionale che è stata conseguenza naturale del successo di alcune originali manifestazioni di fama europea - quali il festival di musica elettronica Sonar, per esempio, che nel 2001 ha visto una fortunatissima ottava edizione.
All'interno di un rapporto con il pubblico, che è un cammino spesso costellato di successi, può accadere di incontrare alcune difficoltà e ostacoli.

E' il caso di dirlo in riferimento all'esposizione La fundaciòn de la ciudad. Mesopotamia Grecia y Roma, diretta dal commisario Pedro Azara, che tenutasi al CCCB dal 7 aprile al 23 luglio 2000. La mostra - che veniva a cadere a due anni di distanza da La casas del alma dello stesso autore, ma che questa volta offriva una riflessione sulle origini della civiltà urbana occidentale attraverso la comparazione di miti e riti di fondazione delle tre civiltà - nel primo mese della sua permanenza aveva messo in evidenza lo scarso soddisfacimento del pubblico, dovuto appunto a quella che definiremmo "crisi di comunicazione" di vasto raggio. Il libro dei visitatori e la "buca" delle lamentele, che il museo aveva approntato per creare un filo diretto con il pubblico, registravano, infatti, diverse critiche alle modalità comunicative impiegate - ossia i testi, il montaggio, le luci, il percorso espositivo, l'altezza delle vetrine, etc.

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