Oggettistica per i musei ed i beni culturali: qualità progettuale, sostenibilità di produzione e distribuzione

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Il presente contributo rappresenta una sintesi delle considerazioni esposte al convegno sul medesimo tema tenutosi a Torino lo scorso ottobre.

Tipologia: 
Articolo
Data pubblicazione: 
Novembre 2006
Nicoletta Gazzeri

Quando si affronta il tema della produzione di oggettistica per i musei ed i beni culturali - come ha fatto Fondazione Fitzcarraldo, in collaborazione con la Regione Piemonte, dedicando al tema un convegno lo scorso 12 ottobre 2006 - ci si confronta con un insieme di esperienze di segno positivo o negativo, che formano nel nostro Paese un quadro già piuttosto consolidato. Peraltro i dati conoscitivi disponibili sono, come noto, pochi.
I dati raccolti dal Ministero BAC circa il fatturato dei negozi-librerie nei musei statali sono aggregati, senza distinguere tra oggettistica e produzioni editoriali e ancor meno tra diverse tipologie di oggetti. Non è, quindi, possibile confrontare le vendite delle diverse categorie merceologiche ed avere un quadro definito degli articoli più graditi e smerciati.
Le testimonianze più utili in proposito le forniscono i concessionari, che testimoniano, salvo eccezioni, andamenti medi nettamente favorevoli ai prodotti editoriali. Questi ultimi concorrono a produrre, in generale, oltre il 50% del fatturato del negozio, attestandosi più spesso intorno al 60 - 70%, mentre l'oggettistica concorre per circa un terzo.
Le ragioni sono, chiaramente, molte, prima fra tutte la responsabilità del punto vendita, che di norma, nelle ATI aggiudicatarie delle concessioni statali, spetta all'editore, più interessato e attrezzato per la produzione e la vendita di prodotti librari che di altre tipologie di oggetti. Questi ultimi non fanno, inizialmente, parte del magazzino del libraio-editore e devono essere reperiti sul mercato, se non fatti eseguire appositamente a rischio d'impresa.
 

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